Di seguito riportiamo un articolo di Sergio Leali, pubblicato sul sito italiachecambia.org
Secondo quanto riportato dall’agenzia AdnKronos in un articolo a firma di Roberta Lanzara, l’Autorità garante per il diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nella persona della presidente Carla Garlatti, avrebbe espresso considerazioni dal tono preoccupato rispetto al fenomeno dell’Homeschooling in Italia.
Piccola ma importante premessa: l’istruzione parentale/homeschooling non nasce, non vive e non continuerà a essere un’entità che si contrappone a un modello di istituzione o un altro. Affiliarla ai movimenti no vax, no green pass e analoghi è un’operazione superficiale che non dà ragione della profondità storica e culturale del fenomeno.
L’homeschooling è molto più antica. Basti accennare al fatto che si incontra una legge che regola la materia già alla fine del 1800, la legge Coppino.
L’istruzione parentale è un atto di responsabilità e progettualità messo in atto da genitori consapevoli e pienamente partecipi dei doveri e diritti che la cittadinanza comporta. Oramai anche in Italia chiare evidenze portano a dire che l’istruzione parentale, consapevole e matura, rappresenta una “eccellenza educativa e di apprendimento”, che consente di far giungere a un elevato grado di compimento le potenzialità sociali e individuali dei giovani e delle loro famiglie, ovvero favorisce effettivamente il “pieno sviluppo della persona umana” (art. 3 della Costituzione).
Con piacere registriamo una convergenza del Garante su un’ipotesi progettuale che L’Associazione Istruzione Famigliare (LAIF) sta proponendo in autonomia da più tempo: il “progetto educativo”, da noi definito “famigliare”, da presentare a priori, da parte dei genitori, in concomitanza con la comunicazione di istruzione parentale indirizzata alla Dirigenza scolastica e al Sindaco.
La versione consuntiva di tale strumento è già stata opportunamente introdotta nell’ordinamento dal D.M. 5 dell’8/2/2021, che lo pone alla base di ogni azione valutativa da parte della scuola nei confronti dei giovani in istruzione parentale, denominandolo “progetto didattico-educativo”. Il progetto famigliare è cogente nella gestione dell’istruzione parentale nella Provincia autonoma di Trento.
Questa è una base sulla quale costruire un dialogo necessario – oltre che vivamente auspicabile – non solo con l’Autorità Garante, ma anche che con i decisori politico-amministrativi che si trovano quanto meno a trattare queste tematiche. Le altre considerazioni che l’Autorità Garante avrebbe esposto tradiscono una presa conoscitiva sul fenomeno dell’istruzione parentale orientata da luoghi comuni superficiali.
Si fa riferimento alla tematica della scuola in presenza e della DAD. In merito al primo punto, è evidente a chiunque che l’apprendimento in homeschooling si attua in presenza e in vari contesti sociali. Inoltre, sempre riguardo alla scuola in presenza, sarebbe di grande utilità avviare una seria indagine almeno culturale sul rispetto dei diritti delle fanciulle e dei fanciulli nei contesti scolastici tradizionali.
Come l’Autorità ha rilevato, il numero degli homeschooler è in termini assoluti e percentuali di lieve entità. Orbene, i problemi di ordine sociale, psicologico, cognitivo dei giovani d’oggi sono di enorme entità, sia numerica che di merito delle questioni. La popolazione di giovani in età di obbligo di istruzione e formazione è di circa nove milioni di persone; sono tutti homeschooler? In questa vasta popolazione, l’istruzione- educazione sono categorie che mostrano segni che ci inducono a tranquillità personali e civiche?
Riguardo al secondo punto, è possibile affermare che la DAD è altra cosa rispetto all’apprendimento in Homeschooling, per diversi motivi. Nella reale attuazione della didattica a distanza non si intravede alcuna volontà/capacità di un vero rinnovamento degli approcci didattico-metodologici, che tengano conto delle condizioni oggettive in cui la DAD si svolge. La DAD perciò è stata ed è un tentativo di ri-proporre invariato il modello tradizionale di scuola, soltanto con strumenti nuovi. Tale modello però non può che funzionare secondo le modalità che gli sono proprie, pena il fallimento.
Dal canto suo, l’Homeschooling si avvale anche, anche se non in misura prevalente, di comunicazioni e ricerche per via telematica, ma esso si nutre soprattutto di approcci didattici innovativi, all’avanguardia e rispettosi delle peculiarità dei giovani. Per questo non si risolve nella DAD.
