
Cari genitori,
anche voi alle prese con l’influenza stagionale? Tosse che non fa dormire, mal di gola infernale e conseguenti nervosismi per i nostri bambini costretti a casa per giorni. E noi genitori con loro, spesso.
Soprattutto se influenzati insieme. Del resto, si sà, questi piccoli untori, alla fine, ci contagiano sempre!
Personalmente, dopo aver fatto visitare la nostra piccola dal pediatra che ci ha consigliato dei farmaci da somministrarle, abbiamo subito iniziato la terapia prescritta alla quale abbiamo aggiunto l’immancabile sciroppo di mele che preparava mia nonna e che per me, resta sempre la bacchetta magica ideale contro i malanni di stagione.
E poi ancora brodi, piatti caldi, cioccolata e coccole a mai finire. Gioco e letture intervallate da compitìni per non perdere il ritmo con le competenze acquisite.
E voi come contrastate l’influenza e come vi organizzate per gestire al meglio le giornate dei vostri bimbi mocciolosi e malaticci?
Vi lascio di seguito un interessante approfondimento di Lorenzo Paci, pubblicato su Salutarmente.
Se vi va di dargli una lettura eccolo qui di seguito.

L’influenza è una malattia infettiva causata dal virus omonimo facente parte della famiglia degli Orthomyxoviridae.
I fenomeni di contagio dell’influenza si verificano maggiormente durante l’inverno con un andamento periodico che rende questa malattia l’esempio migliore di patologia infettiva stagionale.
Vediamo di rispondere insieme ad alcune domande frequenti sull’influenza: come funzionano i ceppi dell’influenza stagionale, perché ci si ammala nel periodo invernale, perché ci si ammala più volte nella vita, i sintomi comuni e le caratteristiche dell’influenza 2023: l’influenza australiana.
I virus influenzali: generalità
I virus influenzali sono caratterizzati da un capside sferico contenente otto porzioni di RNA segmentato che codificano per circa undici proteine. Alla famiglia degli Orthomyxoviridae appartengono tre famiglie di virus, tutte rappresentanti di quelli che chiamiamo generalmente virus influenzali:
- Influenza A
- Influenza B
- Influenza C
I virus A e B sono quelli più rilevanti clinicamente e sono caratterizzati sulla loro superficie da alcuni antigeni tipici:
- la proteina emoagglutinina (riportata con la proteina H)
- la proteina neuraminidasi (riportata con la lettera N).
La tipizzazione molecolare dell’emoagglutinina e della neuraminidasi permette la classificazione delle varianti del virus che cambiano ogni anno a causa delle mutazioni interne del genoma.
Sulla base del tipo di antigene N e H vengono individuati ceppi diversi e contrassegnati con dei codici che rimandano al tipo di antigeni specifici; ad esempio: H1N1; H5N1; H2N2 ecc..
L’Influenza australiana che imperversa in Italia e Europa dalla fine di Dicembre è un ceppo H3N2, ciò significa che possiede l’emoagglutinina di tipo 3 e la neuraminidasi di tipo 2.
Perché ci si ammala di influenza d’inverno?
I contagi da influenza seguono un ritmo periodico con picchi che di solito si localizzano nella prima parte dell’inverno. Il presentarsi a ondate stagionali dell’influenza si pensa sia dovuto a una maggiore frequentazione dei luoghi chiusi durante l’inverno che permette una trasmissione più efficiente, oppure a una maggiore resistenza del virus a temperature più basse sulle superfici inanimate. A causa del diverso alternarsi delle stagioni nell’emisfero australe e boreale, esistono due stagioni influenzali ogni anno, a fasi alterne rispettivamente nell’emisfero Nord e in quello Sud.
Perché ci si ammala ogni anno di influenza?
Il ripresentarsi annualmente dell’influenza, nonostante l’incontro della stessa malattia da parte della popolazione l’inverno precedente, è una dinamica dovuta a fenomeni di mutazione che si verificano nel genoma del virus in grado di cambiare i profili antigenici del patogeno, eludendo le difese immunitarie anche di coloro che l’hanno contratta durante il picco precedente.
Cerchiamo di capire come funzionano i fenomeni di mutazione che insistono all’interno del genoma alla base della stagionalità dell’influenza.
L’RNA polimerasi è l’enzima che permette la replicazione del genoma virale; quest’ultima ha un tasso di errore abbastanza elevato da rendere i fenomeni di mutazione abbastanza frequenti.
Questo permette al genoma virale di incorporare un numero elevato di mutazioni e permettere la selezione di ceppi diversi dotati di un certa variabilità antigenica.
L’incorporazione di mutazioni in maniera casuale all’interno del RNA virale è definita deriva antigenica.
Un ulteriore fenomeno per capire la stagionalità dei contagi influenzali è dovuta a un riassortimento dei segmenti di genoma all’interno del virus. Uno stesso ceppo di virus dell’influenza può avere anche più di una specie come ospite, pertanto l’incontro tra due ceppi diversi in un ospite comune può determinare il mescolamento dei segmenti provenienti da due virioni che hanno come obiettivo specie diverse ma che al momento condividono l’ospite intermedio.
All’interno delle cellule possono verificarsi riassortimenti tra i segmenti provenienti dai due ceppi e formare così un nuovo ceppo completamente nuovo; il fenomeno di rimescolamento dei segmenti è definito come spostamento antigenico.
Spostamento e deriva antigenica determinano il cambiamento degli antigeni dei ceppi virali, determinando il rinnovo stagionale dell’influenza e la sua capacità di infettare. La differenza di ceppo da un anno all’altro impone anche la vaccinazione annuale contro l’influenza, in quanto il vaccino è preparato per difendere dallo specifico ceppo più frequente in circolazione nell’anno.
La comparsa sul panorama antigenico di un ceppo caratterizzato da una notevole originalità dei profili molecolari antigenici può anche portare a una diffusione globale dell’influenza, rendendola una malattia con potenziale pandemico. Il ceppo pandemico per eccellenza è l’H1N1, che tra il 1918 e il 1920 si diffuse con il nome di influenza spagnola e causò un numero di morti che secondo le stime oscilla tra i 20 e i 100 milioni.
L’influenza australiana: sintomi e caratteristiche dell’influenza 2023
L’influenza che gira quest’anno, nell’inverno a cavallo tra il 2022 e il 2023, è caratterizzata da un ceppo di influenza H3N2, definita dai media come “Influenza australiana”.
Secondo influnet l’influenza australiana ha causato oltre 9 milioni di contagi dall’inizio del monitoraggio. Dalla seconda settimana di Gennaio il picco è in fase discendente.
Rispetto alle altre stagioni l’influenza australiana quest’anno si è presentata in maniera anticipata, con una fase ascendente della curva già durante il mese di Novembre; l’ultimo caso simile risale alla stagione 2009-2010 con l’influenza suina, considerata allora un pericoloso virus con potenziale pandemico che destò non poca preoccupazione.
I sintomi tipici dell’influenza 2022-23 sono:
- Febbre alta con esordio improvviso
- Tosse secca
- Mal di testa
- Debolezza
- Brividi
- Mal di gola
- Perdita di appetito
- Dolori muscolari e addominali
- Vomito
- Diarrea
- Lacrimazione e bruciore degli occhi
La caratteristica tipica dell’influenza australiana rispetto al COVID-19 o agli altri tipi di influenza è la particolare rapidità nell’esordio dei sintomi.
Trattandosi di un’infezione virale, non sono utili gli antibiotici: la terapia che un medico può prescrivere può essere a base di farmaci volti solo a tenere sotto controllo i sintomi, come il paracetamolo per abbassare la febbre, mentre è il sistema immunitario a debellare la malattia.
Se il quadro sintomatico non migliora o in caso di soggetti immunodepressi, in rari casi possono essere prescritti anche dei farmaci antivirali che appartengono a due classi principali:
- Inibitori della neuroaminidasi, che impediscono l’entrata nella cellula del virus
- Inibitori della proteine virale M2, che impedisce al virus di difendersi contro il sistema immunitario
In generale i farmaci antivirali sono prescritti sono in particolari casi dove l’influenza può rappresentare un rischio molto alto per il paziente.
La tosse, soprattutto quando è una tosse secca e persistente, è davvero un sintomo fastidioso: non si riesce a controllare, e nei casi più gravi, quando si è sottoposti ad un “attacco”, si arriva anche a vomitare. In commercio, però, ci sono diversi prodotti per trattarla e migliorare la qualità di vita di chi ha la tosse sia negli adulti sia nei bambini. In questo articolo vedremo quali sono i principi attivi, i farmaci e prodotti naturali che si possono acquistare senza la ricetta medica per calmare la tosse secca.
Cos’è la tosse?
La tosse è un meccanismo di difesa dell’apparato respiratorio che cerca di proteggersi dall’ingresso di particelle o sostanze non compatibili con l’organismo. La tosse può essere con produzione di muco e in questo caso viene definita tosse grassa o produttiva (sul nostro sito un elenco di espettoranti naturali da usare in questo caso); oppure senza produzione di catarro denominata appunto tosse secca o persistente o stizzosa e ne avevamo già parlato qui. Visto che la tosse secca è un sintomo e non una malattia, è sempre opportuno farsi visitare dal proprio medico per verificare che non sia il campanello di allarme di qualche patologia che necessita di un approfondimento maggiore.
Quali sono i farmaci da banco più utilizzati per trattare la tosse secca?
I prodotti più utilizzati per alleviare la tosse secca che ogni paziente può acquistare senza prescrizione medica, in farmacia o parafarmacia, sono a base di:
- Levodropopizina
- Destrometorfano
- Cloperastina
Sono tutti prodotti sintomatici per la tosse secca, studiati per essere assunti nei bambini a partire almeno dai due anni di età con differenti posologie, meglio se dopo consulto con il pediatra di riferimento. Sono sconsigliati in chi presenta allergie al principio attivo o agli eccipienti, e alle donne in gravidanza o allattamento. Inoltre, dal momento che possono causare sonnolenza, è buona norma fare attenzione se si guidano veicoli. Levodropopizina, destrometorfano e cloperastina possono dare reazioni avverse che spaziano da problemi cardiaci e neurologici all’ orticaria, quindi è sempre una buona idea chiedere consiglio al proprio medico di base o al farmacista prima di assumerli. La forma farmaceutica più comune è quella in sciroppo, ma negli anni si sono aggiunte anche le pastiglie da sciogliere in bocca, le compresse e le gocce per venire incontro alle diverse esigenze dei pazienti.
Rimedi naturali per la tosse secca: quali scegliere?
Accanto ai farmaci di sintesi, visti nel paragrafo precedente, si possono utilizzare prodotti a base naturale. Ce ne sono di diversi tipi, ma accanto all’assunzione del prodotto “puro”, la versione in sciroppo è la più gradita. Le sostanze più utilizzate sono:
Prima di approfondire singolarmente, è importante sottolineare che per qualunque dubbio o necessità è fondamentale rivolgersi al proprio medico di base oppure al farmacista di fiducia.
Miele
Alimento prezioso, lo producono solo alcune tipi di api a partire dal nettare, una soluzione zuccherina dei fiori. L’utilizzo del miele come lenitivo per la gola è antichissimo, ma non per questo privo di fondamento. Infatti è stato dimostrato che l’utilizzo del miele nella tosse notturna dei bambini aiuta a ridurne la frequenza, migliorandone il sonno. Inoltre, il suo gusto dolce è particolarmente gradito ai più piccoli. Però, è importante ricordare che è fortemente sconsigliato dare il miele a bimbi con meno di un anno di vita perché può causare il cosiddetto botulismo infantile. Infatti, l’apparato digerente a questa età è ancora immaturo per metabolizzare e inattivare le spore dei batteri della classe “clostridium”, quella che causa il botulismo infantile.
Propoli
La propoli è un materiale, simile alla resina, raccolta dalle api dalle gemme di pioppi e conifere. Le sue proprietà sono antinfiammatorie e antimicrobiche ed in commercio ci sono diverse formulazioni come ad esempio spray ed estratti. Rimedio naturale per trattare l’asma, per estensione si impiega spesso per calmare la tosse secca. Si sconsiglia, chiaramente, a chi è allergico alle api o ai loro prodotti e nei neonati. Per qualunque dubbio è sempre opportuno chiedere al proprio medico o al pediatra di riferimento.
Elicriso
Ufficialmente si chiama Helicrisium italicum ed è una pianta mediterranea che viene tradizionalmente utilizzata nel trattamento della tosse secca. I suoi utilizzi spaziano da antinfiammatorio e antimicrobico generale a rimedio per la cura di problemi legati al fegato e alla cistifellea. Di tutti questi impieghi nella medicina tradizionale però solo l’attività antinfiammatoria e antimicrobica sono state effettivamente approfondite e per questo motivo si ritiene che sia la ragione principale per cui venga utilizzato nella tosse secca.
Grindelia
Nella tradizione la grindelia (Grindelia squarrosa), già impiegata per alleviare l’asma e la bronchite cronica, giova anche nella cura dei sintomi da raffreddamento. In effetti, l’uso della parte aerea della pianta è stata studiata per approfondire le proprietà antinfiammatorie e la capacità di modulare l’attivazione di alcune categorie di globuli bianchi (macrofagi e monociti). Pur necessitando di ulteriori studi, l’utilità nel trattare i disturbi da raffreddamento sembra essere confermata.
Piantaggine
Le foglie della piantaggine (sia Plantago major sia plantago lanceolata) sono di uso medicamentoso da lunghissimo tempo, per trattare: infiammazioni, ferite, costipazione e anche la tosse, il raffreddore e altri lievi disturbi. Molte delle proprietà della piantaggine sono state confermate negli anni da diversi studi e per quanto riguarda l’attività antitosse ci sono buone notizie. Infatti, la piantaggine sembra effettivamente avere proprietà curative contro l’asma.
Altre idee naturali per calmare la tosse secca
Ulteriori accorgimenti che possono essere utili in caso di tosse secca e persistente in questo caso sono quelli che consideriamo “rimedi della nonna”. Eppure, il loro impiego può essere davvero di aiuto in questi casi. Di base l’obiettivo è rendere l’aria del nostro ambiente e quella che inspiriamo un po’ meno secca, magari mettendo in camera da letto un umidificatore ed effettuando durante il giorno i suffumigi. Inoltre, le persone che tendono a soffrire, soprattutto nei periodi invernali, di patologie respiratorie potrebbero trovare beneficio sottoponendosi periodicamente alle cure termali. Fonti
Cohen, Rozen et al. “Effect of honey on nocturnal cough and sleep quality: a double-blind, randomized, placebo-controlled study“- DOI: 10.1542/peds.2011-3075
Mirsadraee, Azmoon et al. “Effect of Propolis on moderate persistent asthma: A phase two randomized, double blind, controlled clinical trial” – PMC7885004
Propoli-Humanitas Antunes Viegas, Palmeira de Oliveira et al. “Helichrysum italicum: From traditional use to scientific data” – DOI:10.1016/j.jep.2013.11.005
Hospital (Lond 1886) “Grindelia Robusta in Asthma and Chronic Bronchitis” – 1893 Jul 15; 14(355): 252